Noi siamo Mendelev

introduzione
Questa sezione guida il lettore — con rigore concettuale e chiarezza narrativa — ad esplorare l’idea che la disposizione degli «elementi» non sia obbligatoriamente piana. Partendo dalla tavola periodica che tutti conoscono, arriviamo a una deduzione alternativa: una geometria sferica che riunisce materia e antimateria come porzioni complementari di una forma completa.


1. La certezza familiare

La tavola periodica piana è uno strumento potente: ordina gli elementi noti secondo proprietà misurabili e permette previsioni. Ogni chimico — e molti non chimici — la riconoscono come una mappa funzionale e pratica.

È utile e straordinariamente predittiva. Ma è anche, in fondo, una rappresentazione: una scelta grafica tra molte possibili.

Tavola periodica piana

2. La periodicità suggerisce rotazione

Osservando la periodicità delle proprietà chimiche, alcuni modelli arrotolano la tabella su un cilindro o una spirale. Questa semplice operazione mostra che le ripetizioni non richiedono una superficie piana: il comportamento degli elementi può risultare più naturale su una superficie avvolta.

Tavola periodica cilindrica

3. Perché considerare la sfera

La natura tende spontaneamente alla forma sferica. Pianeti, stelle, e molte strutture fisiche trovano nell’isotropia e nella simmetria sferica una forma di minimo energetico o di equilibrio statistico. Se le leggi e le simmetrie che determinano gli elementi fossero governate da relazioni analoghe, una disposizione sferica non è soltanto plausibile: è un’ipotesi naturale.


4. Il tronco di sfera come mappa della conoscenza

Immaginiamo di disporre gli elementi noti su un tronco di sfera: la porzione visibile che abbiamo esplorato fino ad ora. Il bordo del tronco diventa allora un limite — non tanto geometrico quanto epistemico: il confine tra ciò che sappiamo e ciò che ancora non abbiamo osservato.

Questo semplice passo concettuale trasforma il limite in una finestra: la porzione mancante della sfera diventa uno spazio in cui immaginare nuovi elementi o strutture.


5. Antimateria e parte mancante

Sappiamo dell’esistenza dell’antimateria per gli effetti che osserviamo. Se accettiamo il modello del tronco di sfera, la domanda naturale è: e se la «parte che manca» fosse la collocazione naturale di una struttura speculare?

Unendo le due porzioni — materia e la sua speculare — la geometria si completa: la sfera intera.


6. Conclusione aperta (invito alla riflessione)

Non affermiamo verità empiriche definitive: proponiamo un esperimento mentale. Se la tavola periodica è vista come frammento di una sfera più ampia, allora il confine smette di essere un mero limite e diventa un indizio.


7. Spunti per approfondire (per un lettore tecnico)